Frascineto

Protetto dalle dolomitiche rocce della Catena del Dolcedorme il comune di Frascineto con la sua frazione di Eianina si adagiano su un lieve pianoro declinante verso la conca del torrente Eiano; valle e colline dedicate alla coltivazione della vite che produce un ottimo vino ampiamente conosciuto nella regione.

Tra quelle nude rocce, oggi animate da attività sportive, si trovano i ruderi di un antico asceterio bizantino dedicato alla Madonna delle Armi (dal greco ton armon, ossia delle grotte o anfratti, localmente conosciuta come la Madonna di Lassù). Di questo luogo si hanno notizie nel 1484, quando risulta dipendente dalla chiesa della Madonna del Castello di Castrovillari e proprietaria di greggi di capre e pecore.

Il toponimo Fraxinetum appare in un documento del 1294, quindi molto prima dell’arrivo degli albanesi avvenuto verso il 1478. Questi andarono a popolare due piccoli casali, San Pietro e Casalnovo del Duca, in seguito riuniti, diedero vita all’attuale Frascineto. Nel centro abitato si erge la chiesa settecentesca della Madonna Assunta che mostra una interessante cupola a calotta, rivestita in rame. L’interno, a navata unica con cappelle laterali, è ricoperto da numerose icone riferentesi al rito greco, Il presbiterio e chiuso da una monumentale iconostasi, dovuta al monaco belga Gerolamo Leusing nel 1941, L’opera si dipana su più ordini. Nella parte bassa le icone maggiori raffiguranti tra due arcangeli la Madonna della Tenerezza e il Cristo Pantocrator e sulle portelle l’Annunciazione di Maria. Nella parte mediana, su due livelli, le grandi feste liturgiche bizantine, l’Ultima Cena e gli Apostoli, il tutto dominato dal Golgota, ossia il Cristo in croce, la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista.

Del vecchio rito latino officiato in questa chiesa, come nelle altre albanesi fino al 1919, anno della creazione dell’Eparchia di Lungro, rimangono due grandi tele del XVIII secolo dipinte da Genesio Galtieri, raffiguranti l’Assunzione della Vergine e la Madonna col Bambino e i Santi Francesco di Paola e Trifone, quest’ultimo protettore contro gli animali nocivi per il raccolto, e una bella statua lignea dell’Immacolata databile verso la fine del XVIII secolo.

Vicino alla chiesa sorge un interessantissimo Museo delle Icone che custodisce numerose opere di questo genere risalenti a diversi periodi e scuole tra il XVIII e il XX secolo. Interessante è anche il museo del costume albanese che testimonia la bellezza e lo sfarzo dei costumi popolari arbresh. Non lontano dalla cittadina sorge la vetusta chiesa di San Pietro. Di origini medievali, a pianta centrale a quadrifoglio ricoperta da una cupola a gradoni, venne ingrandita verso la metà del ’600, trasformata in croce latina, trasferendo la demolita abside a oriente sulla nuova facciata. Ulteriori restauri del ’900 ne hanno alterato la fisionomia eliminando anche tutti gli apporti decorativi barocchi.

Nella vicinissima frazione di Eianina che prende il nome dal fiume Eiano è possibile visitare la chiesa dedicata a San Basilio il Grande con i suoi arredi sette-ottocenteschi. Il martedi dopo Pasqua si celebrano le Valje, ossia danze che vogliono ricordare le vittorie del condottietro albanese Giorgio Castriota Skanderbeg che condusse una fiera ed eroica resistenza alla conquista turca dei Balcani, conquista che determinò, nel corso della seconda metà del XV l’emigrazione delle popolazioni albanesi verso l’Italia e, in particolare, verso il meridione.

 

CASSANO ALLO IONIO

La città di Cassano adagia la sua parte antica lungo un colle dominato dai ruderi di un vetusto monastero.
Dall’alto di questo colle si apre la vista su una pianura vasta e ricchissima di colture di varia tipologia, solcata dal fiume Coscile e da altri suoi affluenti. La piana si stende verso il mare Ionio, brulicante di stabilimenti balneari e di prestigiosi villaggi turistici.

CASTROVILLARI

Castrovillari appare con la sua parte moderna adagiata su un vasto pianoro completamente dominato dalla lunga catena montagnosa del Dolcedorme (mt.2271) che, con il vicino monte Pollino (mt. 2248), fanno parte del più grande Parco Nazionale d’Italia.

MORANO CALABRO

Morano appare nel panorama storico in epoca romana nella lapide di Polla del 132 a.C. come Mura-num. Fu, quindi, una importate stazio sulla via consolare Popilia-Annia che da Capua portava a Reggio.